Evitando di chiedersi cosa sia, forse riusciremo a saperlo. Quasi sempre lontana dai monumenti, ci capiterà di incontrarla proprio in luoghi inattesi.
Sarà sempre rivelatrice di una verità legata strettamente alla vita e alla realtà di chi l’ha creata. Realista solo talvolta nella forma, immancabilmente lo diventa nella sua carica di significato.
Riuscirà a rimettere luce interiore, occuperà lo spazio con sicurezza non ostentata, provocherà una repentina o prolungata vertigine temporale.
Constatata l’indissolubile appartenenza al momento e al luogo dove è nata, chiediamole solo quello che essa può darci. Nella sua lunga vita ha spesso sofferto coercizioni e soprusi e ha spesso faticato per salvarsi dalla monotonia della ripetizione. Nel recente passato ha fatto esperienze estreme: assorbe i succhi della pittura impressionista, la sua materia si contrae al punto di perdere spazio e forma. Patetica esistenza violentemente spezzata per venire innestata sul ferreo corpo delle composizioni cubiste.
Architettura e musica la compenetrano e persino la danza, se ormai la scultura può muoversi nello spazio a un soffio di vento. Anche la poesia può affidare alla seducente spazialità della scultura le lettere dell’alfabeto per ottenere arcane consonanze.
Esonerata da pochi decenni dagli umilianti servizi temporali di rappresentare e imitare, la scultura dei nostri giorni è già afflitta dalla noia della libertà. Appiattita fra le pagine bianche viene investita di concetti a lei estranei o si vede programmata e decifrata come un cardiogramma.
Qui non è più a casa sua, qui è in casa di cura. Si può ancora trovarla quasi per caso nelle recinzioni degli orti nella campagna rumena, le stesse che hanno fornito sicuri motivi al contadino Brancusi emigrato a Parigi. Anche se mosse da motori fuoribordo, conturbano ancora le canoe scolpite che viaggiano lungo il Sepik.
Non la troveremo fra i pezzi supercalibrati della meccanica più evoluta e nemmeno tra i piacevoli oggetti del design industriale. Però non sta neppure fra le impressionanti scogliere scolpite dal vento e dal mare.
Alle nuove sensazioni forniteci dalla tecnica o al godimento estetico esteso a nuovi mondi naturali, la scultura risponde celandosi in forme e luoghi appartati.
Diviene misura e rivelazione della condizione umana fragile ed inesplicabile.
( Giancarlo Sangregorio, maggio 1979 )